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L'alfabeto della Grande Guerra: intervista al prof. Amore e agli alunni del Carducci

Dopo aver assistito allo spettacolo teatrale L'Alfabeto della Grande Guerra, diretto e scritto dal professor Giovanni Amore, dell'Istituto di Istruzione Superiore Statale "Giosuè Carducci" di Comiso, e interpretato dagli alunni dello stesso Istituto, abbiamo avuto la possibilità e il piacere di poter intervistare il regista e una rappresentativa di alunni attori.

Il prof. Averna, della Secondaria di primo grado "A. Volta" di Acate, ha presentato brevemente gli alunni della Secondaria che hanno prodotto l'intervista e gli ospiti ai quali è stata rivolta: erano presenti Crainic (IIIB), Minardi (IIID) e Occhipinti (IIIA), che hanno preparato l'intervista, e alcuni alunni delle classi terze della Secondaria di Acate, il prof. Amore e gli alunni della Secondaria di Secondo grado Luca Mercorillo, Valerio Mangano e Siro Interlandi.
Crainic (rivolto al prof.): in riferimento alla sua carriera, volevamo chiederle quando ha cominciato, con quale spettacolo e se la sua esperienza si è rivolta e si rivolge solo alla scuola.
Prof. Amore: sono originario di Vizzini, il paese natale di Giovanni Verga, e in questo comune della provincia di Catania si organizzano delle rappresentazioni teatrali dal nome Verghiane, nella piazza e nelle vie descritte da Verga in alcuni dei suoi capolavori.
Io ho cominciato proprio lì, come comparsa inizialmente, a far parte dell'Umanità verghiana. Questo mi è servito per apprendere al meglio l'arte teatrale.
Nel 2013 ho condotto un laboratorio didattico teatrale nel Liceo "E. Majorana" di Scordia, durante il quale è stata messa in scena l'opera di Fania Fenelon, Ad Auschwitz c'era un'orchestra, con la quale abbiamo partecipato a un concorso e vinto il premio Il grifo d'oro. Da quel momento, nei miei laboratori, ho proposto ogni anno temi di civiltà storici.

Crainic (rivolto agli alunni): è stato difficile relazionarsi con gli altri attori?
Mangano: è giusto entrare in sintonia con tutti i membri del gruppo e, dopo averli conosciuti tutti, in questo contesto relazionarsi è la cosa più semplice.

Occhipinti: Com’è nata l’idea di questo spettacolo e qual è stata l’ispirazione?
Prof. Amore: l'ultimo giorno del 2017, come per abitudine, mi trovavo a casa dei miei genitori, per assistere al discorso di fine anno da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. In quell'occasione, il Presidente fece il paragone tra i giovani nati nel 1899 che, durante la Prima guerra mondiale, sarebbero stati chiamati a combattere, e i giovani nati nel 1999 che, nel 2018, avrebbero votato per la prima volta. Nel parallelismo, si mettevano in luce le numerose differenze generazionali e le frasi lanciate da Mattarella mi hanno fatto riflettere e mi hanno dato lo spunto per la pièce teatrale, che avrebbe dovuto permettere agli alunni coinvolti nell'attività a meditare sulla vita dei loro “coetanei” del 1899. Dal 2 gennaio del 2017 le mie vacanze natalizie erano già finite: mi sono subito recato infatti nella biblioteca civica del mio paese per cercare le memorie, le lettere e i diari degli uomini di allora.

Minardi (rivolto agli studenti): come avete accolto la proposta di realizzare un’opera teatrale?
Interlandi: inizialmente ho subito pensato “e se sbaglio a recitare davanti a centinaia di persone? Potrei fare 'malafuria'”. Ma dopo mi sono concentrato sul fatto che, suonando il sassofono da 6 anni, avrei solo potuto fare bene.
Mangano: il mio primo spettacolo è stato Le rose di Ravensbruck, scritto dal prof. e ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, a Ravensbruck appunto. E mi è piaciuto tanto quanto il secondo, L'alfabeto della Grande Guerra, dove ho apprezzato la parte di Vincenzo Rabbito, il personaggio che ho interpretato.

Freitas (rivolto agli studenti): è stata la prima volta per tutti? A qualcuno di voi interessa il teatro anche fuori dalla scuola?
Mercorillo: avevo già fatto teatro in passato, anche qui alla scuola media, con la prof.ssa Pinnavaria, ultimamente però mi è un po' passata la voglia di fare teatro anche se, a scuola, lo faccio sempre volentieri, fin dalle Rose di Ravensbruck...
Prof. Amore (interrompendo l'alunno): con Le rose di Ravensbruck abbiamo vinto il primo premio in un concorso teatrale, in cui hanno partecipato 18 scuole tra Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.

Occhipinti (rivolto agli studenti): è stato difficile interpretare le parti? Qual è stata la difficoltà principale?

Mangano: interpretare la parte diventa difficile quando si vuole comunicare il messaggio che quella parte rappresenta. Nel senso: ripetere la parte a memoria e dare un po' di tono, ci possono riuscire tutti, però farsi portavoce del messaggio che andate a rappresentare, quella è la vera difficoltà.
Poi vi riconoscerete nel personaggio e lo vorrete portare nel modo migliore possibile e vorrete che tutti si ricordino della vostra parte.
La mia era quella di Vincenzo Rabbito, questo ragazzo contadino che si ritrova costretto ad andare sul fronte, con tutte le fatiche del momento...
Quindi portare questo messaggio - dei ragazzi che allora si sono trovati al fronte, tra il freddo e la fame - diventa il mio obiettivo principale e mi porta a provare sempre la parte, impegnandomi a trasmettere ogni volta il messaggio.
Mercorillo: concordo pienamente con Valerio, un alunno non deve solo imparare a memoria la parte, ma deve concentrarsi anche sul messaggio che la parte rappresenta.
Interlandi: vabbè, io ho solo suonato...
Prof. Amore: ...lui rappresentava le note di questa pièce...
Mangano: cosa volevi rappresentare con questo “soldato innamorato”?!
Prof. Amore: …mi sa tanto che lui voleva far innamorare... nel nostro gruppo di teatro...
(Segue breve momento di ilarità).

Crainic: con quali criteri ha selezionato gli attori e affidato le parti? È stato un compito facile?
Prof. Amore: Nella ricerca della parti ho letto tanto... Abbiamo messo in scena tutte le lettere dell'alfabeto, ciascuna delle quali rappresentava un personaggio, un fenomeno o un evento della Grande Guerra, cercando di creare una storia, quindi senza rispettare l'ordine alfabetico, ma prediligendo l'ordine storico. Ogni testo, non avendo davanti a me una compagnia di attori, è stato comunque scelto in funzione dei ragazzi... Io sono fortunato perché loro sono tutti alunni miei: conosco le loro attitudini, le loro capacità... Ad esempio, ho assegnato a Siro la parte del Soldato innamorato perché so che lui è un musicista... Per lui la cosa più importante è rompere la timidezza... Valerio invece... Valerio viene da Acate, e a lui contesto sempre il dialetto... Perché? Perché in un contesto istituzionale occorre parlare in italiano! Lui invece si abbandona spesso in lunghi periodi dialettali, anche in classe. Ed ecco che nel teatro gli ho assegnato quello che gli ho sempre contestato... In modo tale che il suo punto debole potesse diventare il suo punto di forza... Con lui invece, con Luca, il testo l'abbiamo rivisto assieme, un testo molto difficile, incentrato sul rapporto tra padre e figlio.

Occhipinti: ci sono stati casi in cui gli studenti hanno preferito una parte piuttosto che un’altra e hanno scelto personalmente il personaggio?
Prof. Amore: devo essere sincero... C'è stato? (rivolgendosi agli alunni). Non c'è stata questa possibilità... In realtà, loro davanti al testo... cerco di lavorare insieme a loro, sempre con il testo davanti. Gli do dei suggerimenti... In realtà, dopo l'assegnazione delle parti, c'è stato un cambiamento, perché io non ero convinto della ragazza che ha scritto la lettera alla mamma tedesca – una variazione della poesia Lettera a una mamma tedesca, scritta da Buttitta – questa in realtà l'ho inserita dopo, quella ragazza inizialmente svolgeva il ruolo di una ragazzina di Trieste alla quale era stato negato il diritto di studiare. Ma lei non è riuscita a trasmettere quella emozione che cercavo, semplicemente perché lei non si sente più ragazzina, pur essendo (come tutti avete potuto notare) molto brava. Non sentendosi, lei, ragazzina, e non sentendo il diritto allo studio come un privilegio, non riusciva a trasferire le emozioni... Ma penso che oggi questo diritto allo studio, nessun lo sente, perché lo vediamo come un diritto scontato... Invece il dolore della madre siciliana che scrive alla madre tedesca è riuscita a renderlo bene come volevo. Almeno questo è il mio giudizio...
Minardi (alunna di IIID presente durante l'intervista): Visto che a noi la prof.ssa Amore ci aveva già presentato la poesia e ce l'aveva fatta leggere, in maniera espressiva, e studiare, quando mi sono trovata al teatro davanti all'attrice è come se mi fossi trovata davanti alla madre.

Freitas: Per le parti in dialetto, invece, quali difficoltà avete riscontrato?
Mangano: Da premettere, come ha detto il prof., il siciliano è una vera lingua e, per quanto riguarda la “plasticità”, si presta alle scene teatrali di più rispetto all'italiano. Come nel caso della “madre siciliana” interpretata da Noemi... E quando faccio la mia parte io voglio che gli spettatori si immaginino di essere loro stessi nelle trincee. La parte che interpreto è stata costruita guardando delle foto dell'epoca e leggendo alcuni brani della testimonianza di Vincenzo Rabbito: ad esempio mi ha colpito il fatto che lui si sia salvato per caso, solo perché, essendo inciampato e caduto in un fosso, è sembrato morto al nemico che avanzava in un attacco.

Crainic: Le avevamo già posto la domanda il giorno dello spettacolo, al teatro Naselli, ma vorremmo sapere qualcosa di più sui tempi di preparazione, su eventuali imprevisti e criticità.
Prof. Amore: essendo delle attività didattiche, sono attività che si svolgono nel corso dell'anno scolastico. Con le Rose di Ravensbruck abbiamo persino usato i corridoi e uno sgabuzzino per fare le prove... Da un laboratorio di venti minuti è poi nata una vera rappresentazione teatrale: una vera e propria opera in fieri che, non essendo realizzata da una compagnia teatrale, si evolve, cresce e si modifica mentre si attua, intanto che si prova... Allora, per quanto riguarda eventuali criticità... dunque.... Svolgendosi il tutto all'interno dell'orario scolastico, diventa difficile per gli studenti impegnarsi, nelle prime ore del pomeriggio, nelle prove... Poi, chiedo anche ai colleghi di venirmi incontro “prestandomi”, per qualche minuto, lo studente che ha bisogno di provare o di perfezionare la sua parte... Insomma, il teatro incontra i “limiti” del contesto scolastico, proprio perché non siamo una compagnia teatrale.

Occhipinti: Ha in mente di fare altri spettacoli? Ha già delle idee per il futuro? Possiamo anticipare qualcosa?
Prof. Amore: Sì, ma sempre come laboratori didattici. Gli studenti si devono educare a fare teatro e ad assistere al teatro... Quest'anno a scuola mi sono occupato anche di svolgere un percorso teatrale con gli allievi del Carducci assistendo ad alcune opere teatrali classiche... Per il futuro, abbiamo in mente di mettere in scena un'opera incentrata sul tema dell'immigrazione: quanto mani attuale! Perciò, questa volta, utilizzerò degli articoli di giornale.... Però guarderò sempre alla letteratura e ai personaggi dell'antichità... Pensate a Enea, un migrante che ha dato i natali alla città di Roma... Oppure Ulisse! Quello che partirà in questo mese di gennaio sarà uno spettacolo incentrato sull'immigrazione.

Occhipinti: Infine, come è stato recitare e contribuire alla realizzazione?
Mercorillo: È stato molto bello fare teatro... All'inizio l'impatto è stato... Del tipo, all'inizio eravamo in una stanza e il prof. ci ha detto “tu, prova questa parte!” E io “Oh, ah, così, subito....”. La mia parte alla fine non mi fa impazzire, non credo di riuscire a esprimere perfettamente il messaggio... Però... Possibilmente ce la faccio, agli altri piace, ma...
Prof. Amore: ...il messaggio del rapporto tra padre e figlio sei riuscito a trasmetterlo molto bene!
Interlandi: sì, è stato bello perché...
Prof. Amore: ...perché ti sei giocato qualche ora di lezione!
(breve momento di ilarità)
Prof. Amore: allora fanno bene i colleghi a lamentarsi!

Matteo Iacono: Con il personaggio interpretato c'è stata una relazione solo mnemonica oppure di trasporto emotivo?
Interlandi: per quanto riguarda la prima parte del brano musicale, hai uno spartito da rispettare, per la seconda parte, invece, ho eseguito un assolo dove mi sono lasciato andare...
Mercorillo: per me c'è stato un trasporto emotivo... Anche se, in realtà, per la parte di quest'anno non c'è stata una relazione al di là di quella mnemonica...
Mangano: la mia parte mi è piaciuta tanto, c'è stato un vero trasporto emotivo... E credo di aver incarnato perfettamente i panni del personaggio.

Minardi: È stato difficile scegliere la musica?
Prof. Amore: non è stato difficile scegliere la musica perché mi sono concentrato a selezionare i brani che avrebbero dovuto attenuare l'atmosfera... Altre invece erano irrinunciabili: il "silenzio", il Piave... Brani “storici”, per così dire...

Crainic: Dopo questa rappresentazione qualcuno di voi è interessato al teatro, anche al di fuori della scuola?
Mercorillo: io sinceramente no, perché non sono talentoso. Mi piace fare teatro ma come attività didattica, nient'altro. E questo fa capire che tutti potete interpretare un personaggio e partecipare a questo laboratorio teatrale...
Mangano: a me è piaciuto tanto fare teatro... Mi appassiona tanto e mi fa approfondire un tema a me caro: la comunicazione. Ad esempio ho capito che davanti al pubblico, a volte, è meglio non urlare, anzi abbassare il tono della voce aiuta il pubblico a concentrarsi su ciò che si dice.

Minardi: Questa esperienza è stata sicuramente importante sia dal punto di vista culturale che storico. Cosa pensa che i ragazzi abbiano imparato da questa esperienza e come pensa siano cambiate le relazioni tra lei e gli alunni e tra gli allievi stessi?
Prof. Amore: Io sono un insegnante, impiegato nella scuola pubblica, e ho scelto di fare questa professione, come ho scelto di fare Lettere. Utilizzo il teatro per veicolare i contenuti e i valori in cui credo. E la cosa più importante per me è la crescita dei miei alunni... Se un giorno dovessi mai stancarmi di fare questo lavoro, farò qualcos'altro... Penso che tutto ciò per i ragazzi sia molto gratificante, e lo è anche per me.

Crainic Casian (IIIB)
Minardi Maria (IIID) 
Occhipinti Alessandro (IIIA)

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