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Vittime di mafia? No, eroi

MAFIA: Organizzazione criminale retta dall’omertà suddivisa in più associazioni dette cosche, che esercitano il controllo delle attività illegali sul territorio, a danno della comunità.

Così viene definita la mafia che spesso può sembrare lontana, distaccata dalle nostre vite, ma la cosiddetta “Piovra” è più vicina di quanto si creda e tiene sotto controllo l’economia e il governo del nostro Paese, danneggiando gli interessi pubblici per favorire quelli privati.

Molti furono coloro che si ribellarono contro questa grande forma di potere, spesso perdendo la vita. Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, forse i più rappresentativi, due magistrati antimafia, vittime di attentati avvenuti a distanza di qualche mese nel 1992.

Nella Giornata Nazionale per la Memoria Delle Vittime Della Mafia, il 21 marzo, si ricordano anche Peppino Impastato, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Pio La Torre, Don Pino Puglisi. Uomini coraggiosi che hanno sacrificato la propria vita per combattere la mafia e tentare di offrire a tutti gli uomini un mondo migliore.

GIOVANNI FALCONE E PAOLO BORSELLINO

Giovanni Falcone, uno dei magistrati italiani più conosciuti, nacque nel 1939 a Palermo. Dopo aver frequentato il liceo classico, si laureò in giurisprudenza. Si sposò con la sua prima moglie Rita Bonnici da cui divorziò quattordici anni dopo. Il suo primo incarico fu a Lentini come pretore. Negli anni ottanta gli furono affidate le indagini contro Rosario Spatola, grazie a questo scoprì il quadro dell’organizzazione criminale “Cosa Nostra”. Fu vittima della ferocia e della brutalità della mafia, insieme alla sua seconda moglie Francesca Morvillo e agli uomini della scorta morirono con un attentato avvenuto sull’autostrada A29 all’altezza di Capaci, erano le 17:56 del 23 maggio 1992.

Paolo Borsellino, collaboratore di Falcone, nacque nel 1940 a Palermo e fu anch’egli una vittima della mafia. Frequentò il liceo classico e si laureò nel 1962. Fino al raggiungimento della laurea in farmacia della sorella Rita, si impegnò a mantenere attiva la farmacia del padre. Nel 1963 Borsellino partecipò al concorso per entrare in magistratura; divenne il più giovane magistrato d’Italia. Nel 1967 fu nominato pretore e dall’ora iniziò a combattere la mafia. Il 23 dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto. Nel febbraio 1980 fece arrestare i primi sei mafiosi tra cui Giulio Di Carlo e Andrea Di Carlo. Il 4 maggio 1980 il capitano Emanuele Basile fu assassinato e fu decisa l’assegnazione di una scorta alla famiglia Borsellino. Venne ucciso con la scorta alle 16:58 del 19 luglio 1992 in Via D’Amelio, a Palermo.

Da Falcone e Borsellino venne fondato il “pool antimafia”, una squadra di magistrati pronta a combattere la criminalità organizzata. Nel pool bisognava agire sempre insieme. Il 29 luglio 1983 il giudice Chinnici fu ucciso con la sua scorta, lo sostituì Antonio Caponnetto. Tutti i componenti del pool chiedevano espressamente l’intervento dello Stato, che non arrivò. In seguito venne arrestato Tommaso Buscetta che diede una svolta epocale alla lotta contro la mafia. Divenne un pentito mafioso e dunque collaboratore di giustizia, descrisse in modo dettagliato la struttura della mafia. Il suo interrogatorio, iniziato a Roma nel luglio 1984, aiutò molto nelle indagini contro l’organizzazione di Cosa Nostra, portando a numerosi ordini di cattura. Il “mostro” non si accontenta solo di compiere crimini, vuole il potere, il controllo del territorio, la gestione completa dell’economia.



GIUSEPPE IMPASTATO

Giuseppe Impastato, per gli amici “Peppino”, era un ragazzo siciliano di Cinisi. La sua abitazione distava solo cento passi da quella del boss del paese, Don Tano Badalamenti. Figlio di una famiglia mafiosa, si ribellò fin da subito al sistema e venne addirittura cacciato di casa. Decise di fondare “Radio Aut”, appunto un’emittente radiofonica territoriale, che tra una canzone e l’altra denunciava ciò che accadeva in paese, con satira ed ironia raccontava i traffici, i delitti della malavita locale e la prepotenza dei boss mafiosi. Considerato una minaccia venne assassinato ancora trentenne nel 1978, poi fu posto sui binari di una ferrovia vicina per inscenare un suicidio, ma attraverso indagini successive si scoprì la realtà dei fatti.


CARLO ALBERTO DALLA CHIESA

Carlo Alberto Dalla Chiesa fu un generale sempre al servizio del Paese, venne nominato prefetto antimafia di Palermo nel 1982, a seguito della lotta al terrorismo contro le Brigate Rosse. Pochi mesi dopo venne colpito a morte con trenta colpi di kalashnikov a bordo della sua auto insieme alla moglie e ad un agente della scorta. Nonostante siano passati decenni, il quadro dell’attentato non è ancora molto chiaro, secondo la Corte d’Appello di Palermo persistono ancora dubbi e “zone d’ombra”.


PIO LA TORRE

Pio La Torre, politico e sindacalista siciliano, nacque nei pressi di Palermo, da una famiglia contadina. Sin da giovane si impegnò nella lotta a favore dei braccianti, finendo anche in carcere. Una volta libero proseguì i suoi studi e si dedicò alla politica. Pensò ad una strategia antimafia avente come scopo la distruzione dell’economia di cosa nostra. Per questo motivo organizzò marce, manifestazioni e approvò alcune modifiche riguardo le varie norme del Governo. Introdusse ad esempio il reato di associazione mafiosa con confisca dei patrimoni illeciti, anche se venne approvato solo a seguito della sua morte, avvenuta nel 1982.


DON PINO PUGLISI

Un altro nome conosciuto è quello di Don Pino Puglisi, sacerdote siciliano che si distinse nell’educazione giovanile. Venne trasferito in un difficile quartiere di Palermo, San Gaetano, e decise di fondare una comunità “Il Padre Nostro”, per coinvolgere i ragazzi e salvarli dalla criminalità organizzata e dalla malavita. Lottò apertamente contro la mafia, che dopo numerose minacce, organizzò il suo attentato. Venne assassinato sotto casa il giorno del suo 56° compleanno, nel 1993. Il killer, giovane latitante pluriomicida, Salvatore Gripoli, gli sparò un paio di colpi di pistola alla nuca, ma il suo pentimento fu quasi immediato. Confessò i suoi quarantasei omicidi e iniziò a collaborare con la giustizia. Gripoli raccontò gli ultimi attimi di vita di Don Puglisi, del suo sorriso e delle sue ultime parole “Me lo aspettavo”. Unico obiettivo di questo sacerdote era riportare sulla buona strada gli adolescenti già reclutati dalla criminalità, anche per questo venne beatificato il 25 Maggio 2013.



“Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola”
Giovanni Falcone 


“La paura è umana, ma combattetela con il coraggio”

“Parlate della mafia, parlatene alla radio, in televisione, sui giornali, però parlatene”


Paolo Borsellino 


“La mafia uccide, il silenzio pure”
Peppino Impastato 


Queste celebri frasi delle vittime di mafia dimostrano che non esiste una vera e propria soluzione al problema, ma discutere e diffondere l’esistenza di alcuni fatti spregevoli potrebbe sensibilizzare la popolazione. Un popolo unito, infatti, riuscirebbe molto più facilmente ad evitare ed eventualmente eliminare l’addentrarsi di ogni associazione mafiosa.

Ci domandiamo: -La bellezza salverà il mondo?
Peppino Impastato diceva: -Bisognerebbe educare la gente alla bellezza perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione, ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
Minardi Maria 
Giulia Garufi 
IIID

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