Eh sì, è stata proprio un’esperienza indimenticabile, un piccolo sogno vissuto nella realtà: essere una prof. per un’ora! Fantastico!!!
É come in quei film in cui, dopo aver espresso, un desiderio si avvera!!!
Prof. per un’ora è stata un’esperienza coinvolgente, accattivante, interessante e curiosa da vivere, che resterà impressa nella mia mente come in un foglio resta l’inchiostro di un pennarello indelebile. E’ per questo la volevo condividerla con voi.
Devo ammettere che non appena la professoressa mi aveva scelto per essere la prof. dell’ora di narrativa, del poema L’Orlando furioso, ero felicissima, ma nello stesso tempo emozionata.. Arrivata a casa, non facevo altro che pensare al mio ruolo, ed ero anche preoccupata, e la mia testa era invasa da mille domande del tipo: Ai miei compagni piacerà la mia lezione? Sarò in grado di coinvolgerli? E se la mia spiegazione non sarà chiara e immediata come quella della nostra professoressa?”.
“Quant’è difficile il mestiere dell’insegnante!” ho pensato. Ma, siccome sono molto puntigliosa e non mi arrendo facilmente, mi sono fermata un attimo e dopo aver riflettuto ho pensato come gestire la mia ora di lezione di narrativa.
Ben conosco una regola: nella vita non bisogna mai arrendersi, ricordatevelo! Bisogna saper affrontare con determinazione qualsiasi difficoltà, erano queste le parole che ripetevo a me stessa. Quasi per tranquillizzarmi.
Tornando al mio racconto... mi sono organizzata ispirandomi alle fantastiche lezioni svolte con la nostra professoressa. E, come si suol dire, il tempo passa in fretta quando si fa ciò che piace, e due giorni per prepararmi sono volati via in un battito di ciglia. Ricordo che, la sera prima continuavo ad organizzare tutto, a ripetere il capitolo che l’indomani avrei spiegato, come mi sarei comportata, insomma... chi non vorrebbe che in un giorno tanto importante non vada tutto alla grande?
Alle ore 8:20 puntuale sono arrivata a scuola, la tensione era alle stelle, ma sono riuscita a controllarmi:. E poi dovevo essere pronta per affrontare la mia lezione di narrativa! La mia prof. osservava ogni mia movenza e non mi diceva niente. Feci entrare gli alunni in classe e la prof. andò a sedersi in un banco dell’ultima fila.
Feci un respiro profondo, mi sedetti in cattedra e osservavo gli alunni in una prospettiva diversa e non da compagna. Adesso ero più tranquilla e sicura di me stessa, lo sentivo dentro di essere più risoluta e sciolta. Feci l’appello con aria seria, guardando i nominativi sul registro e quando arrivai al mio cognome che fare? Lo superai, e fu una sensazione molto strana, difficile da spiegare. Poi è arrivato il momento della visione dei compiti , controllai che ognuno li avessi svolto a casa, e sentivo di avere un’aria importante e seria. mentre giravo per i banchi , guardavo e commentavo quello che avevano scritto. Tutti gli alunni-compagni mi rispettavano come se fossi veramente la loro prof.
Poi ho verificato oralmente se i miei alunni-compagni avessero compreso il contenuto dei capitoli assegnati in precedenza. Questa è questa è stata la parte più difficile. Perché avendo avuto un’esperienza in entrambi i ruoli ho capito che durante le “tanto temute interrogazioni” i professori non vogliono mettere pressione agli alunni, ma solo per capire se la loro spiegazione era stata efficace! E i voti che mettono, piacevoli o meno, sono d’insegnamento per fari capire dove e come migliorare. Mi rendevo conto che “l’allievo non aveva superato il maestro” ma aveva preso tanto del suo maestro, ogni gesto, movimento, tono di voce a volte autorevole, se l’alunno-compagno non aveva fatto i compiti o non sapeva ripetere il capitolo del testo di narrativa, oppure di gratificazione se aveva studiato. Il mio ruolo di insegnante autorevole continuava ho fatto leggere e spiegare ai miei alunni-compagni il capitolo che avevo assegnato per casa, dando loro anche un consiglio su come comprendere facilmente un testo... volete saperlo anche voi? Ogni volta che leggerete un brano, un libro, un capitolo, dividetelo in sequenze e, con “l’occhio della mente”, immaginate ciò che avviene, o, se non siete molto fantasiosi, provate a disegnarlo.
Concludo, sperando che l’opportunità di vivere quest’esperienza si ripresenti nuovamente, e che ognuno di voi possa viverla a pieno… Alla prossima esperienza!
N. P., classe 1^E
Scuola Sec. di I grado “A. Volta”
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